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Anfitrione - incontriamo i Teatri di Bari

  • Rita Milillo
  • 16 feb 2019
  • Tempo di lettura: 2 min


Domenica 3 febbraio durante il mio percorso di alternanza scuola-lavoro presso il Teatro Kismet di Bari, ho visto l’opera teatrale “Anfitrione”, scritta e diretta da Teresa Ludovico.


Lo spettacolo è tratto dalla celebre tragicommedia latina di Plauto nella quale prevalgono temi come la costruzione di un’identità fittizia e la perdita dell’identità garantita da un ruolo sociale.


L’ambientazione di quest’opera è un mondo dominato dalla violenza fisica, nel quale la vendetta privata è l’unica forma di giustizia ed il valore dell’individuo dipende dalla sua capacità di affermarsi all’interno della famiglia, ma soprattutto all’interno della società, in particolare nelle organizzazioni criminali di ogni genere e livello.


Anche il linguaggio subisce notevoli cambiamenti: nell’opera di Plauto i personaggi parlano in latino; in questa, invece, essi parlano ciascuno il proprio dialetto con modi di fare buffi e divertenti che fanno da contrasto con l’ambientazione violenta e crudele, trasformando la tragicommedia di Plauto in una vera e propria commedia.

La scelta della regista di ambientare l’opera del celebre commediografo latino scritta più di 2000 anni fa ai giorni nostri, è molto creativa, coinvolgente ed efficace in quanto ridà senso al sistema di valori arcaico e pieno di brutalità su cui si regge il racconto mitico.



ANFITRIONE da Plauto scritto e diretto da Teresa Ludovico con Michele Cipriani, Irene Grasso, demi licata, Alessandro Lussiana, Michele Schiano Di Cola, Giovanni Serratore/Marco Falcomatà musiche dal vivo M° Michele Jamil Marzella spazio scenico e luci Vincent Longuemare coreografia Elisabetta Di Terlizzi costumi Teresa Ludovico e Maria Cristina Bari assistente alla drammaturgia Loreta Guario una produzione Teatri di Bari Chi sono io se non sono io? Quando guardo il mio uguale a me, vedo il mio aspetto, tale e quale, non c’è nulla di più simile a me! Io sono quello che sono sempre stato? Dov’è che sono morto? Dove l’ho perduta la mia persona? Il mio me può essere che io l’abbia lasciato? Che io mi sia dimenticato? Chi è più disgraziato di me? Nessuno mi riconosce più, e tutti mi sbeffeggiano a piacere. Non so più chi sono! Queste sono alcune delle domande che tormentano sia i protagonisti dell’Anfitrione, scritto da Plauto più di 2000 anni fa, che molti di noi oggi. Il doppio, la costruzione di un’identità fittizia, il furto dell’identità, la perdita dell’identità garantita da un ruolo sociale, sono i temi che Plauto ci consegna in una forma nuova, da lui definita tragicommedia, perché gli accadimenti riguardano dei, padroni e schiavi.



 
 
 

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Questo blog è redatto dai ragazzi dell'Alternanza Scuola-Lavoro del Liceo Classico Quinto Orazio Flacco di Bari

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