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Plauto's back! - 3000 anni dopo, Anfitrione di Teresa Ludovico

  • Marianna Cuccovillo, Valerio Lisco
  • 18 mag 2018
  • Tempo di lettura: 2 min

Uno degli spettacoli previsti nel nostro corso di alternanza scuola-lavoro è “Anfitrione” di Teresa Ludovico andato in scena a Bari al Teatro Kismet. Tratto dall’omonima opera di Plauto, cerca di riportare ai giorni nostri una tragicommedia di più di 2000 anni fa. Lo spettacolo, infatti, è ambientato in una Tebe contemporanea dove due famiglie camorristiche si contendono il territorio. Anfitrione, un autentico boss, riesce a sposare la bella Alcmena di cui lo stesso Giove si è invaghito. Il Dio prendendo le sembianze di Anfitrione riesce ad ingannarli creando una serie di equivoci.

Il nostro compito prima della rappresentazione è stato quello di intervistare alcuni attori e la regista. L’attore Michele Cipriani, interprete di Sosia, ci ha fatto scoprire un nuovo aspetto del teatro, la critica. Per gli attori, infatti, diventa importante fare una buona impressione sul critico poiché sono loro il mezzo attraverso il quale noi spettatori entriamo in contatto con il Teatro. Abbiamo incontrato, poi, il musicista Michele Jamil Marzella che rende i suoi componimenti un elemento scenico della rappresentazione. Durante l’intervista ci ha mostrato gli strumenti che avrebbe utilizzato in scena: un trombone e un radong, ovvero una tuba tibetana. Così si unisce il sound tradizionale mediterraneo a quello cerimoniale tibetano. Il suono del radong viene spesso usato nella terapia di guarigione come ci ha mostrato il maesto provandolo su una nostra compagna. Come la musica, anche lo specchio assume un ruolo importante. La regista ci ha fatto notare la duplice funzione degli specchi presenti in scena: riflettere l’immagine degli attori stessi e del pubblico. Lo spettacolo, infatti, si apre con il “pubblico sul palcoscenico” che in questo modo si sente parte integrante della storia. Non è presente altro tipo di scenografia sul palco che risulta quindi scoperto e completamente visibile agli spettatori. Il teatro quindi diventa luogo di metamorfosi dove anche un Dio può assumere sembianze umane provando l’ebrezza della mortalità e i sentimenti umani.


 
 
 

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Questo blog è redatto dai ragazzi dell'Alternanza Scuola-Lavoro del Liceo Classico Quinto Orazio Flacco di Bari

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